Manifesto
Per decenni le questioni ecologiche sono state purtroppo derubricate a temi di secondaria importanza, se non addirittura negate. Oggi paghiamo il conto di tutto ciò, ed è un conto salato. Per decenni i movimenti ecologisti hanno affollato le piazze chiedendo un mondo più verde, più ecologico, un modello economico che vedesse il pianeta Terra non come qualcosa da sfruttare ma come la casa comune da tutelare.
Anche la scienza da decenni ci dice che siamo sull’orlo del baratro ecologico; nel 1988 fu creato in seno all’ONU l’ intergovernmental panel of climate change (IPCC) foro scientifico che raccoglie in maniera paritaria tutti i migliori scienziati del clima di ogni paese: l’IPCC realizzò il suo primo report nel 1990. Ne sono seguiti altri 6 (nel 1995, nel 2001, nel 2007, nel 2013/14 e nel 2021/22).Tuttavia per altri decenni anche la scienza non ha avuto voce sui temi ambientali ed ecologici.
Qualsiasi fonte accademica prendiate dal 2019 ad oggi tutti gli studi scientifici mondiali delle più importanti riviste scientifiche sottoposti a peer review sono concordi in percentuale che varia dal 98,7 al 100% che il cambiamento climatico sia di origine antropica, (Academic studies of scientific consensus on human caused global warming), tuttavia la rilevanza mediatico (folkloristica) di tesi negazioniste non hanno avuto uno spazio mediatico fra lo 0 e l’1,3% ma, troppo spesso, per anni hanno avuto un incredibile risalto nei media mainstream. Il motivo di tutto ciò è talmente evidente che non ha nemmeno ormai senso continuare a parlarne.
Sebbene con un ritardo enorme, di cui tutti paghiamo le conseguenze etiche morali ma anche sociali ed economiche, oggi la via della transizione ecologica, urlata per decenni dagli ecologisti e confermata dagli scienziati è finalmente nelle agende politiche ed economiche di tutto il mondo.
Oggi la parola transizione ecologica, fino a qualche anno fa vista come utopia o addirittura come visione antisistema, è sulla bocca di tutti, anche di coloro che l’hanno avversata in ogni modo!
Questa è già una grande vittoria, ma per realizzarla, davvero, questa transizione ed ancora più ambiziosamente per guidarla serve dimostrare di poter diventare da movimento di protesta a classe dirigente, serve unire idealismo e pragmatismo, serve unire le istanze del mondo ecologiste a quello del mondo dell’impresa e dell’industria: e serve trovarsi in media res col mondo produttivo.
L’arte narrativa di Omero, che affascina tutto il mondo da millenni, era caratterizzata dal cominciare i racconti a fatti già iniziati, senza preamboli. Per descrivere lo stile di Omero, il poeta latino Orazio usò appunto la locuzione “in media res”: ora più che mai dovremmo riprendere la lezione del grande poeta greco: più che guardare a ciò che è stato, dovremmo iniziare, senza preamboli, a farla questa transizione, dicendo no a progetti inutili, antiecologici ed antieconomici come la fissione nucleare, ma dicendo si alle rinnovabili ma anche ai compromessi necessari, oggi, per lasciare domani, la Terra un posto migliore di quello che abitiamo.